È sottile e invisibile il filo che lega fra loro persone e avvenimenti; siamo tutti coinvolti dal disegno che il suo movimento crea nello spazio: esso ci sostiene o imprigiona a seconda delle situazioni. Sembra incredibile: è trascorso un anno dal giorno in cui Donne e un filo di Seta dal Social al Libro ha visto la luce; 20 marzo 2020 la pubblicazione.
Ci era sembrata una buona data per onorare il nostro intenso lavoro di scrittura: dieci donne, sparpagliate fra il nord e il sud Italia, in soli 40 giorni, in smart working, durante uno dei periodi più complessi e incerti della storia planetaria trovano il coraggio, la forza e il tempo di partorire una raccolta di dieci racconti capaci di testimoniare che nessun nemico è così potente da annientarci.
A partire dai primi giorni di febbraio dello scorso anno si sono sentite, ascoltate, hanno collaborato intensamente per arrivare a compiere un salto nel vuoto: pubblicare un libro senza esperienze nel campo editoriale. Sono stata madrina e testimone di questa iniziativa condotta da Rosanna Fabbricatore e sostenuta da Laura Salierno, Rachele Manzoni, Antonella Cappelletto, Chiara De Santo, Eleonora Barile, Emma Marzi, Rita Rosta, Eliana Cantaro, Romina Rizzo.
Insieme abbiamo portato a compimento un progetto ammirevole, audace e l’entusiasmo ha superato ogni ostacolo, compresa la fatica di scrivere anche di notte.
Desidero ricordare ogni donna che ha partecipato mettendo a nudo se stessa nel tentativo di offrire a tutte le donne del mondo conforto e aiuto con una frase contenuta nel libro e, mantenendo l’ordine dei capitoli, voglio citare Rosanna Fabbricatore che in SE AVESSI SAPUTO CHE… scrive: «La vita non cambia per aver colorato un foglio, eppure, l’avevo visto anche sul volto delle donne presenti, ognuna uscì da quella stanza più leggera, più fiera e con un grande senso di appartenenza, di comunanza».
Laura Salierno in LA MIA STORIA TRA LE RIGHE afferma: «Il giorno di oggi è uno solo! Abbiate cura delle vostre albe e dei vostri tramonti. Dipingeteli con i colori più sgargianti e non abbiate paura di stonare!
Osate sempre! Rincorrete i sogni! Baciate a occhi chiusi, ma, soprattutto, sorridete sempre. La vita ve ne sarà riconoscente!».
Rachele Manzoni in PERCHÉ NON RIESCO A SMETTERE? Scrive: «Alcune persone nascono con una sensibilità eccessiva, un fardello che non si porta meglio con l’accumulo dell’esperienza. Ho provato sulla mia pelle quanto è facile essere ignorati e aiutare gli altri a farlo.
Se sarà necessario, dirò alle mie figlie che ho sofferto e come sono guarita e mi impegnerò perché non facciano i miei stessi errori».
Antonella Cappelletto nel suo capitolo SUL SENTIERO DEI RICORDI DIMENTICATI parla del padre malato: «Mi sento triste, penso alle visite mediche a cui è stato sottoposto. Test faticosi e elaborati per la sua mente stanca e per me che ho assistito a quell’inutile interrogatorio; e poi il triste responso. Ci penso spesso. Quale demone l’ha imprigionato senza possibilità di fuga?».
Chiara De Santo in MOLTE VITE UN SOLO CUORE ci svela tutti i suoi lati, anche quelli più nascosti: «Non credo alle guarigioni totali senza cicatrici e so per certo che il 20 Gennaio rimarrà sempre una ferita aperta dentro me. Non voglio ascoltare chi mi spinge a dimenticare, perché ho bisogno di ricordare. Questo mi aiuta a non scivolare via con il dolore vischioso della morte del mio bimbo. Tutto questo scritto è per dirvi di non abbattervi, per dirvi che da ogni tunnel si può uscire, per affermare che, quando siamo nel buio, le tenebre si apriranno e un bellissimo sole tornerà a illuminare il nostro cammino.
Oggi sono una donna serena, sono una donna che ama e si lascia amare, sono una donna che coglie e apprezza ogni attimo di felicità.
Oggi mi sento viva».
Eleonora Barile attraverso AZZURRA ci racconta: «Tornai ad amare il mare, per molto tempo l’avevo odiato perché mi ricordava il mio nome.
Cominciai ad accettare me stessa e quello che mi era accaduto guardandomi con occhi diversi, smettendo di sentirmi sbagliata per la mia grande caduta. Mi sentivo una guerriera perché ne stavo uscendo».
Emma Marzi in STELLA D’ORIENTE ci racconta la sua esperienza in Giappone: «Mi resi presto davvero conto che le differenze tra il Giappone e l’occidente erano profonde e numerose, a esempio, una cosa stupida: non si poteva uscire in tre, due ragazzi e una ragazza. Ai loro occhi sarebbe sembrato che la ragazza potesse avere una relazione con due uomini insieme.
Compresi che quel paese aveva una doppia faccia: se da una lato era estremamente nuovo e moderno per via della tecnologia, culturalmente parlando era molto all’antica, e su molte cose erano rimasti ai tempi di mia madre».
Rita Rosta in PASSIONE descrive un amore senza tempo: «La stanza d’albergo che scelsero per il loro secondo incontro si affacciava sulla piazza di un piccolo paese a pochi chilometri dall’agenzia; la pause pranzo fu un ottimo pretesto per incontrarsi. Erano passate alcune settimane dopo Roma e decisero di darsi una seconda occasione; nessuno dei due osava parlare di quella notte».
Eliana Cantaro in LE SCARPE DI ELI ci emoziona con la sua storia: «Lui mi seguiva, era sempre in preda al panico ogni volta che non mi aveva sotto il suo controllo; ero accusata di tradimenti inesistenti, mi vomitava addosso pesanti ingiurie, e vedeva ovunque quei mostri che vivevano nella sua testa, e me li scagliava contro. Ero vergine quando lo sposai. Che meraviglia poter dire all’uomo che ami di essere stata solo sua, quale dono più prezioso per un uomo, pensavo».
E Romina Rizzo nel capitolo LA MIA ENERGIA ci racconta: «A oggi, a 45 anni, dopo l’esperienza che mi ha permesso di comprendere e integrare la mia energia femminile posso riaffermare quelle mie parole sotto un aspetto più profondo: credo fortemente che fino a che nel cuore della donna continuerà a brillare la luce dell’amore, della calma e dell’accoglienza il mondo sarà salvo, ma finché ci sarà separazione, anche interiore, allora l’odio e l’indifferenza dilagheranno e finiranno col distruggerlo».
Il nostro segreto per guarire davvero è stato il gruppo, perché la solitudine insegna a morire e la comunione spinge a vivere.
Il minuzioso lavoro di co-editing è stato taumaturgico. Eravamo partite con un sottile filo di seta e abbiamo scoperto che l’elaborazione di certi passaggi è avvenuta setacciando minuziosamente cosa poteva essere ridimensionato e trasformato.
La scrittura ha il grande potere di ricostruire, e poiché la parola contiene l’energia creatrice, ogni donna ha trasformato la propria storia in opera. Insieme abbiamo sperimentato la metamorfosi dei racconti con rispetto coerenza e condivisione.
E così fra le righe di questo articolo hai incontrato e conosciuto le 10 Donne che si sono messe a nudo per mostrare come il tessuto cicatriziale di certi strappi sia oggi diventato la parte più forte di loro stesse.
Donne e un filo di seta, dal Social al Libro ha ricucito rammendato e saldato squarci che all’apparenza sembravano insanabili anche alle autrici stesse.
È un libro anche per gli uomini, perché anche loro possano comprendere meglio chi siamo, chi sono le loro madri e le loro figlie.
Magico e audace, descrivetelo come desiderate, quando lo consiglierete a coloro che amate non potrete fare a meno di raccogliere gratitudine.
Il desiderio di tutte le autrici che hanno partecipato al progetto, oggi, è di continuare a scrivere.
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