Come diceva il filosofo esistenzialista tedesco Martin Heidegger: «l’uomo abita quando riesce a orientarsi e identificarsi in un ambiente».
«Tutte le azioni umane» egli scrive «[…] devono necessariamente trovare il luogo adeguato in cui accadere. Il luogo quindi è parte integrante delle azioni e, d’altro canto, l’uomo non è pensabile senza un riferimento ai luoghi».
Instaurare prima, e coltivare dopo, un buon rapporto con il Genius loci[1] ci garantisce una percezione armoniosa degli spazi in cui transitiamo o sostiamo a lungo. Come l’anima abita il nostro corpo fisico così il Genius loci agisce nelle nostre abitazioni e nei luoghi sacri dove vibra a una frequenza molto potente, poiché è alimentato dalla nostra presenza e dal festeggiamento che gli rivolgiamo onorandolo. Per questa ragione alcuni luoghi (come, ad esempio, le chiese, i santuari e le basiliche) ci favoriscono la connessione con le sfere luminose dalla cui medesima energia è costituito.
Lo spirito del luogo è immortale e, se presti attenzione, riuscirai a percepirlo, sempre che tu non lo abbia già percepito.
Esso possiede una particolare “forza” che deve essere prudentemente rispettata: la nostra abitazione, infatti, è definibile come “la nostra terza pelle”.
Ora aggiungo di più: la nostra casa (e anche la nostra automobile, e la scrivania alla quale stai seduto quasi tutto il giorno) è in realtà un essere vivente, una creatura concreta che a ragione potrei definire “viva”, che soffre e gioisce con i suoi padroni, respira e si nutre, una creatura energetica e sottile che ci comprende, ci protegge, e ci sostiene.
In alcune pitture parietali di Ercolano si ritrova il Genius loci sotto le sembianze serpente agatodemone[2]; una di queste lo riproduce mentre si avvolge attorno a un altare per nutrirsi dell’offerta che vi era posta sopra. Questa immagine trova uno stringente confronto in alcuni versi dell’Eneide. Al Genius venivano offerti sempre fiori, vino e pane. Nella cultura induista e kemetica[3], ancor oggi al Genius loci si offre latte, petali di fiori e riso; i contadini offrono doni ai loro campi e i pescatori lasciano un segno di riconoscimento nel luogo in cui gettano le loro reti.
Esempi analoghi sottolineano la ritualità di molte fedi e alcune persone hanno l’istinto di lasciare doni alla natura pur senza avere alcuna appartenenza religiosa.
Questi comportamenti sono figli di un’intelligenza collettiva che esula dalla cultura: portatori di questo talento innato sono soprattutto i bambini cristallo[4].
Chi non si è mai cimentato con un amuleto da appendere in casa per scongiurare la cattiva sorte alzi la mano!
Se possiedi nella tua abitazione un oggetto scaramantico hai compiuto un gesto simile senza averne consapevolezza totale, poiché è proprio alla parete che regge il portafortuna che hai affidato il compito di difenderti. Ora che hai meglio compreso il valore di certi gesti tradizionali, che probabilmente accompagnano la tua famiglia da secoli, prova a concentrarti sul potere che puoi amplificare comunicando con il Genius loci in modalità consapevole: la differenza del risultato è immaginabile.
In campo edilizio, il compito di un architetto è anche quello di creare luoghi significativi. Se il Genius loci sopravvive alle modifiche dovute ai diversi assetti funzionali necessari al progetto, allora la trasformazione avrà conferito un carattere indelebile ai paesaggi. Il Genius loci amalgama gli interventi architettonici differenti e li rende “parti di un’unica e riconoscibile esperienza”.
Se hai particolarmente a cuore il tuo equilibrio valuta di consultare un esperto in Medicina dell’habitat e Domoterapia, prima di costruire o ristrutturare la tua abitazione; alla stessa stregua considera di verificare con un facilitatore junghiano che il tuo rapporto spirituale ed emotivo con la tua dimora sia sano e basato sulla complicità reciproca.
Crea dunque l’innesco di un moto continuo con cui porti in modo naturale nei confronti di tutto ciò che ti sta attorno.
[1] La parola “Genius” deriva dal verbo latino “gignere” che significa “generare, creare”, ed era utilizzata per identificare il Nume che costituiva la forza creatrice, la “vis generandi” dell’uomo.
[2] Agathodaimon (o Agathos Daimon, traducibile in “demone buono”), è un demone della mitologia dell’Antica Grecia, dove era considerato una divinità protettrice del grano, dei vigneti e anche delle città; è associato anche alla fortuna, alla salute e alla saggezza.
[3] Che appartiene alla religione egizia.
[4] Il termine “bambini cristallo” è stato coniato per la prima volta negli anni ’70 e si riferisce a un concetto New Age che descrive una generazione di bambini che si ritiene possieda caratteristiche particolari e spirituali. Secondo questa concezione, i bambini cristallo sarebbero più sensibili, intuitivi, empatici e dotati di una connessione più profonda con il mondo spirituale.
CATERINA CIVALLERO saggista e scrittrice
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