Benvenuta Elisabetta Barbera, innanzi tutto complimenti per l’uscita del tuo nuovo libro TRE GOCCE DI BACI AL GIORNO edito da Nolica Edizioni e grazie per questa intervista che ci aiuterà a conoscerci meglio. Come vorresti presentarti? Raccontaci qualcosa di te.
Buongiorno a tutti, grazie per questo gentile invito che mi onora nel fare scorrere le mie parole fra di voi. Ho l’età della maturità in cui non ci si racconta più favole; eppure, ci credo ancora e amo tutt’ora leggerle solo per il piacere che mi procurano. La mia infanzia e adolescenza mi ha molto condizionata, sono un’eterna romantica e in questo sono sempre stata assecondata e lasciata libera d’essere me stessa, senza costrizioni di alcun genere da parte dei genitori. Sono cresciuta con tre fratelli in una famiglia molto artistica che mi ha dato lo spazio per esprimere la mia vera essenza in qualunque campo desiderassi. Ha influito sul mio percorso il lungo tempo trascorso con mio fratello maggiore, ora scrittore, a leggere e inventarci storie che poi lui rappresentava come se fossimo a teatro: un gioco che mi stimolava molto a divorare libri. Penso d’avere avuto una bellissima infanzia e adolescenza, libera da schemi, per cavalcare la vita a pelo se lo avessi desiderato. Aggiungo che sono nata come poetessa ma nel profondo ho sempre desiderato scrivere anche romanzi e il mio sogno ha avuto la fortuna d’avverarsi.
Com’è nato il desiderio di raccontare la tua storia? In pratica, quando si è manifestata questa tua esigenza e come hai capito che avresti voluto scrivere TRE GOCCE DI BACI AL GIORNO?
Questa è una storia un po’ particolare: erano tantissimi anni che avevo in mente di scrivere un romanzo, me lo ripetevo in continuazione; poi il mio sogno non si materializzava, un po’ per mancanza di tempo e un po’ perché non riuscivo a trovare la storia da scrivere. In seguito la vita ha deciso per me dandomi gli spunti necessari; l’avere un figlio autistico ha fatto nascere in me il desiderio di parlare proprio di quella sindrome, ma vista e sentita da un altro punto di vista: quello della sorella. Tutto ciò che lei poteva provare, e come viveva il fatto di avere un fratello autistico, dando una visione diversa dal solito raccontare semplicemente dell’autismo. Poi la storia si è strutturata grazie al titolo del libro, ispirato da una poesia che lessi per caso su Instagram e che riportava pressappoco le stesse parole. Da lì le idee si sono susseguite una dopo l’altra, senza averle pensate tutte prima ma semplicemente scivolando sul foglio mentre scrivevo, avendo però in mente in modo molto chiaro il punto d’arrivo. Ho sempre tutto nella mia testa, non mi scrivo da nessuna parte i punti che racconterò, tutto il romanzo rimane solo nei miei pensieri che riporto pian piano su un file di Word.
So che parteciperai al Salone del Libro di Torino 2024. Quali sono le date in cui sarai presente e in quale sala sarà possibile incontrarti per un autografo?
Sarò al Salone del Libro di Torino l’11 Maggio, zona OVAL Stand U121, lo stand della Regione Emilia Romagna, alle ore 16,00 con il mio libro per un autografo o per parlarne. Vi aspetto tutti con grande entusiasmo!
Il tuo libro parla di due fratelli, Giselle e Mattie Dumonde, di un pianoforte, di Parigi e di una ruvida zia italiana dal nome che è tutto un programma: Ginevra! Se potessi tornare agli anni della tua adolescenza, ti riconosceresti nella ragazza che descrivi nel romanzo?
Assolutamente no, non ho vissuto un’adolescenza nella costrizione d’essere la custode di un mio fratello come accade alla protagonista: sono sempre stata libera di fare le mie scelte, come invece non accade a Giselle. Il mondo che ho creato nel mio romanzo è nato in me dopo avere avuto mio figlio ed essere entrata nell’essenza dell’autismo, di cui potrei parlare per giorni. Dopo un’esperienza del genere mi è stato facile raccontarne senza fare passi falsi.
A quale tipo di pubblico ritieni sia indirizzato il tuo racconto? Quali sono gli obiettivi che vorresti raggiungere con quest’opera?
Credo che sia un romanzo adatto a tutte le età, probabilmente indirizzato più a un pubblico femminile ma non necessariamente, anche gli uomini possono amare le storie di sentimenti. Mia figlia di ventidue anni lo sta leggendo e le piace molto, questo mi porta a pensare che possa essere apprezzato molto anche dai giovani. Inutile negarlo, il desiderio che diventi un bestseller è il sogno di qualunque scrittore, anche se so quanto sarebbe difficile non essendo conosciuta come scrittrice ed essendo il mio romanzo d’esordio. Mi basterà quindi essere letta da più persone possibile e ricevere dei buoni feedback. Il mio obiettivo è lasciare quindi un messaggio positivo sulla possibilità di una rinascita anche nelle situazioni più difficili.
Il rimorso è un’emozione che si prova per un’esperienza che abbiamo evitato e vorremmo non aver evitato (o aver vissuto diversamente)? Il rimpianto è un’emozione che si prova per qualcosa che abbiamo perso, o non ci siamo concessi. In quest’ottica, puoi raccontarci, se ne hai, quali sono i tuoi maggiori rimorsi e quali invece i maggiori rimpianti?
Non credo di avere dei rimorsi se non quello della sensazione di avere trascurato un po’ mia figlia maggiore per seguire suo fratello nella sua diversità. Di rimpianti invece ne ho diversi, fra cui quello d’avere perso i contatti stretti con i miei fratelli nel corso della vita e il non avere iniziato a scrivere prima, quando ero molto più giovane; ma forse non era il momento, non scattava quel qualcosa necessario a scrivere.
Quali sono le letture che hai maggiormente apprezzato? E quali film (o serial)?
Le mie prime letture indimenticabili, che ricordo ancora come se fosse ieri, sono innanzitutto le opere di Shakespeare che ho amato alla follia, in particolar modo Amleto, Giulietta e Romeo e i sonetti, poi Charles Dickens con David Copperfield, in cui ho fatto un viaggio straordinario. Il primo ha influito molto sulla mia scrittura, soprattutto nella poesia: rimarrà sempre la mia musa. Fra i classici sicuramente Jane Austen e in particolar modo Orgoglio e Pregiudizio. Poi fra gli autori contemporanei direi Valentina d’Urbano ne Il rumore dei tuoi passi, Antonella Lattanzi con Cose che non si raccontano e Tea Ranno in Gioia mia. Ce ne sono tantissimi altri, l’elenco sarebbe lungo.
Tra i film sicuramente Lezioni di piano, Il meraviglioso mondo d’Amelie, Le onde del destino e Léon. Mentre nelle serie tv, per non citarne troppe direi senz’altro This is us, Shameless e Sex and the City.
Esiste un personaggio letterario o cinematografico in cui ti sei immedesimata? Chi è e a quale opera appartiene?
Fra tutti direi Ada (Holly Hunter) nel film Lezioni di piano che nel suo mutismo, che può essere interpretato anche come incapacità d’esprimere la propria essenza e imporla, ha una smisurata passione per il pianoforte che intravedo come il suo amante. La sua storia d’amore con un uomo rude nelle apparenze e per nulla artistico, così diverso da lei, la metterà in ginocchio di fronte a un amore che saprà superare ogni ostacolo e fonderà le sue radici sull’adorazione per lei e la sicurezza che lui saprà darle, nella purezza e veridicità dei sentimenti. Un capirsi e apprezzarsi nonostante la diversità. In alcuni tratti ripercorre la mia vita e le mie scelte. Grazie.
ELISABETTA BARBERA Scrittrice
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CATERINA CIVALLERO Scrittrice, Editor, e Consulente in psicogenealogia junghiana e nutrizione
Il mio libro Certe cose capitano solo a te: leggi l’anteprima
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