di Alessandro Zecchinato
Ricordo i bei tempi quando lo scrittore usava la penna o la macchina per scrivere: bastava inserire un foglio, regolare i margini e l’interlinea, e si poteva incominciare subito. La mia era una Olivetti Lettera 32 che è andata persa nelle nebbie del tempo. Ma ancora oggi porto nel taschino della camicia una qualsiasi penna a sfera, non si sa mai: le ispirazioni vengono quando meno te lo aspetti. E come afferma Vasco Rossi in una sua ormai vecchia ma celebre canzone “[…] sono come i sogni / e a noi non resta che scriverle in fretta / perché poi svaniscono / e non si ricordano più”.
Oggigiorno, a meno ovviamente che non abbiate a disposizione un editor di fiducia, l’approccio sopra descritto è assolutamente improponibile; a maggior ragione se volete fare self-editing. Per cui è necessario avere (o acquisire il prima possibile) quel minimo di competenze informatiche di base che permettano di fare un lavoro decente.
Dando per scontato che sappiate accendere il computer, connettervi a internet e usare la posta elettronica con relativi allegati, dovete sapere alcune cose sui programmi di videoscrittura. Ovviamente non sono un informatico e non posso trattare in questa sede un argomento sterminato che richiederebbe uno spazio enciclopedico solo per introdurlo: il poco che so fare su un p.c. è il minimo indispensabile per proporre un lavoro decente ad un editore o autopubblicarlo nel cloud, sono un autodidatta e di conseguenza scopro ogni giorno che c’è qualcosa da imparare. È fuor di dubbio che un buon corso sull’uso dei software per videoscrittura sarebbe utile a chiunque: a volte ci sono problematiche che richiedono a un pivello ore o giorni di frustrazione con lanci di epiteti fra i più coloriti dello scibile umano; poi si va da un esperto che con tre click sistema tutto.
In realtà per chi abbia velleità letterarie è sufficiente sapersi arrangiare, cercando però di apprendere sempre qualcosa di nuovo su questi mezzi che la moderna tecnologia ci mette a disposizione. Nel mio caso, ad esempio, se da un lato la penna e la vecchia macchina da scrivere mi aiutavano molto di più nel processo creativo, ammetto che il computer con la sua freddezza artificiale mi provoca molto spesso il famigerato “blocco dello scrittore”; in compenso mi permette di correggere e modificare facilmente e velocemente qualsiasi scritto e editarlo al meglio senza spreco di carta, nastri inchiostrati e tempo. L’epoca delle dita sporche di blu o nero che lasciano impronte ovunque, la carta-carbone, il dannato ciclostile che si inceppa sempre, aveva il suo fascino ma, francamente, oggi è tutto un po’ più facile… se si sa come fare.
Bene, dopo tutto questo panegirico sulla Belle Epoque della letteratura è giunto il momento di venire al sodo facendo notare, a chi di Voi è meno ferrato nel campo, alcune cose che dovreste sapere.
Immagino che la maggior parte di voi abbia un computer con sistema operativo MS Windows (l’ultima versione è il famigerato Windows 10); questo perché la maggior parte dei p.c. viene venduta con tale sistema già installato. Non sto ad approfondire gli aspetti informatici che non sono il mio ramo di competenze, ma non posso esimermi dal dare qualche breve e superficiale informazione. Per chi non lo sapesse il sistema operativo è il programma principale e più importante del computer: senza tale programma il p.c. all’accensione non farebbe assolutamente niente perché non saprebbe cosa fare né come farlo. Quando lo accendiamo, quindi, il primo programma che viene caricato (fase di boot) è proprio il sistema operativo che, come dice il nome, guarda un po’, spiega al computer come operare: il che significa che gli spiega come far funzionare tutti gli altri programmi e come interagire con noi (users), poveri umani analogici, misere “unità basate sul carbonio”.
Per vostra informazione non esiste solo Microsoft Windows, anche se molti conoscono ed hanno visto ed usato solo quello in tutta la loro vita: questioni di marketing e politiche economiche, cartelli peggiori di quelli della droga, faccende con le quali non sto a tediarvi hanno imposto questo status-quo; chi è un po’ più “smanettone” sa che di sistemi operativi ce ne sono una marea. Vi cito fra i tanti Linux (le cui distribuzioni più famose sono Ubuntu, Mint, Red-Hat, Debian, e tante altre) da cui fra l’altro sono derivate le varie versioni di MacOS (sì avete capito bene, i computer della Apple), poi Solaris e AROS. Anche volendoli trascurare e considerando solo Windows, è necessario sapere qualcosa sulle licenze. Vi dico solo il minimo indispensabile: i sistemi e i programmi cosiddetti “proprietari” sono soggetti al copyright (MS Office è uno di questi ed è uno dei più cari) ed è per questo che sono a pagamento; quelli cosiddetti “open source” sono quasi sempre gratuiti e molto spesso di qualità pari o migliore. Vi invito a fare delle ricerche su internet su questi argomenti di politica informatica, cercando per esempio la differenza fra open e free, il concetto di “copyleft”, le licenze GNU GPL, i concetti di codice sorgente aperto e chiuso, per approfondire l’argomento; il mio obiettivo con questo articolo è un altro per cui soprassiedo.
Che voi abbiate un computer con sistema Windows o siate stati affascinati dal design, dal blasone e dal costo di un Macintosh (se dovete solo scrivere potete farlo benissimo installando Linux su un qualunque p.c. che costa un decimo della “mela” e funziona allo stesso modo), sappiate che i programmi di videoscrittura sono tanti, moltissimi abbastanza compatibili fra loro (il che vi permette senza troppe difficoltà di scambiarvi file e documenti con altri abbastanza facilmente), quasi tutti inseriti nel contesto di vere e proprie suite da ufficio (insieme di programmi in grado di interagire fra loro, proprio come MS Office) e quasi sempre open source. I più famosi sono, oltre al già più volte menzionato Microsoft Office, la suite Apache Open Office e Libre Office, che dispongono degli stessi strumenti. Tralasciando le applicazioni tipicamente da ufficio come Excel, Access, Powerpoint e altre (che nelle suite open hanno nomi diversi ma le stesse funzioni, esempio Calc invece di Excel) prendiamo in considerazione solo quelle di videoscrittura: l’equivalente di Word che in Open Office si chiama Writer ha un aspetto quasi uguale al suo omologo, cambia solo la posizione o il modo d’uso di alcuni comandi, e può aprire e modificare il testo di documenti scritti con le altre applicazioni. Ma ovviamente non è tutto rose e fiori come sembra.
È importante sapere che questi programmi sono compatibili fra loro, ma non del tutto. Col testo scritto non avrete problemi, possono esserci font diversi per i caratteri ma i programmi li gestiscono bene e mantengono la formattazione del documento originale. Non appena però usate impaginazioni particolari, caselle di testo, note a piè di pagina, foto o immagini e qualunque altra cosa che abbia anche solo la parvenza di un ché di grafico la formattazione e l’impaginazione vanno a farsi friggere e si scombina tutto. Per questa ragione è sempre opportuno che specifichiate (o chiediate se lo ricevete) quale programma è stato usato per creare il documento. Come fare per saperlo prima ancora di aprirlo? basta guardare l’estensione del nome del file: se finisce con “.doc” o “.docx” o “.xls” o cose simili è stato scritto con Microsoft Office (“.xls” è Excel, “.doc” è Word); se finisce con “.odt” è Open Office.
Per concludere, se in fin dei conti vi sentiste negati per queste cose e troppo spesso vi venisse l’impulso criminale di buttare il notebook dalla finestra (non è il modo più efficace di lanciare sul mercato – sottostante – il vostro ultimo romanzo, credetemi!) sappiate che non c’è nulla di indecoroso nel rivolgersi a un editor: anzi, è sintomo di intelligenza e buon senso e avrete anche il vanto di aver incentivato un po’ il mondo del lavoro. Abbiate però la cortesia, nel caso la vostra calligrafia sia pessima, di scrivere almeno a macchina.
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Ce n’è uno ogni mese; chiedi informazioni a caterinacivallero@gmail.com e clicca qui per conoscere il programma.